Agevolazioni IVA e congedi paternità: due nodi da sciogliere
Il Governo è alle prese con le riforme. Temi rilevanti e irrisolti (per ora) tra i tanti legati al lavoro sono i congedi per la paternità e le agevolazioni in materia di Partita Iva.
Per quanto riguarda queste ultime, la proposta prevede una tassazione al 15% per chi fattura fino a 65 mila euro; dai 65 mila euro ai 100 mila euro l’aliquota sarà fissata al 20%. La differenza è nell’IVA: nel primo caso non si paga, nel secondo invece si. Questa seconda ipotesi ha più i connotati di una tassazione IVA sostitutiva.
La principale criticità è relativa alle detrazioni fiscali. Per quanto riguarda le spese mediche, ad esempio, di ristrutturazione delle abitazioni e di un familiare a carico fare parte del forfait potrebbe essere uno svantaggio per quegli imprenditori che sostengono spese detraibili di ammontare superiore ai benefici derivanti dall’entrata nel forfait.
“In proporzione è chiaro che avranno maggiori benefici le imprese con ricavi elevati e questo determinerà grosse differenze all’interno dei singoli scaglioni” afferma Carpentieri della CNA.
Altro nodo insoluto, i congedi di paternità: la Legge di Bilancio 2017 aveva prorogato per l’anno in corso il congedo di paternità obbligatorio remunerato da 2 a 4 giorni, simbolico come incisività ma di enorme valore culturale: un importante risultato raggiunto.
Essendo una misura sperimentale è però destinata a concludersi entro la fine dell’anno se l’attuale Governo non deciderà di confermarla.
La mancanza di sostegno alla famiglia, combinata con una mentalità che lega fortemente la donna alla cura dei figli, da’ vita a uno stereotipo culturale annoso e negativo, che il congedo di paternità va a depotenziare: si combatte la deresponsabilizzazione con una nuova visione strategica della famiglia e si da’ ai padri la possibilità di un maggiore coinvolgimento emotivo con i figli.
Il consiglio europeo a giugno ha varato la conferma della misura, lasciando però ai singoli stati totale arbitrarietà nell’applicazione, dalla determinazione dei giorni a quella dei compensi.
Ora sta al Governo italiano dare seguito ad un’importante riforma del welfare e un aiuto concreto allo sviluppo di una nuova cultura del lavoro e della famiglia.