Disastri ambientali: quanto costano ai governi le carenze in prevenzione
Che il clima del Pianeta stia attraversando una fase di profondo sconvolgimento, solo il presidente Trump è rimasto a negarlo. Dato certo e inconfutabile: la mancanza di politiche di prevenzione a livello di sostenibilità ambientale costa ai governi un conto molto salato. In alcuni casi, come gli Usa e la loro attitudine al self mading, i costi sono divisi tra gli Stati e le assicurazioni, che nel nuovo continente coprono la metà esatta del rischio.
Un anno difficile il 2018, costato ben 140 miliardi di euro per le calamità naturali, scatenatesi durante la seconda parte dell’anno tra tifoni in Giappone e incendi in California. Per non parlare della siccità che ha investito molte zone europee. Un danno spalmato su 850 eventi catastrofici tra i quali i molteplici uragani nell’Atlantico, che hanno devastato con la loro violenza la East Cost.
I paesi più martoriati dalle incidenze nefaste di politiche scellerate di industrializzazione in-sostenibile, sono l’Asia e gli Usa, che detengono il primato. A seguire la vecchia Europa e a chiudere l’Africa, la più immune, o meglio la meno colpita dai disastri ambientali.
Il costo di queste esperienze tragiche non si paga solo in termini di vite umane: il prezzo è la distruzione dell’economia di un interno paese, soprattutto se, com’è il caso dell’Italia, poco avvezzo a ricorrere alla copertura assicurativa. Proprio sul settore assicurativo è ricaduto il peso più gravoso della ricostruzione nel 2018, circa 80 miliardi, oggi che gli Stati non ce la fanno più a sostenere il peso delle loro scelte miopi.
Nel 2019 la tutela ambientale, insieme alla gestione corretta dei flussi migratori, è la principale sfida dei governi. E il cambiamento di rotta può essere innescato solo da nuove visioni del futuro e nuovi valori, che solo gli uomini possono far prevalere nell’uso comune e nelle piccole scelte della quotidianità.