Europa: la transizione demografica obiettivo possibile
Non solo sostenibilità e digitale. Uno degli obiettivi che l’Europa si pone nella sua transizione verso il futuro dopo le dolorose crisi del 2008 e dell’emergenza COVID-19 è proprio la crescita del fattore demografico, e la sua rivalorizzazione.
Secondo il rapporto stilato dal team della vicepresidente dell’esecutivo Ue, la croata Dubravka Uica, gli elementi essenziali da porre sotto analisi sono tre: l’aspettativa di vita sempre più alta, la scarsa natalità e la popolazione che invecchia. Questi saranno i fattori che secondo la vicepresidente andranno ad influire sui bilanci dei sistemi assistenziali e sanitari e sul lavoro.
Se è vero che il tasso di natalità, in forte declino tra gli anni ‘60 e ‘90, si è ripreso negli anni duemila per poi stabilizzarsi di nuovo, la pandemia non viene certo d’aiuto. Tra i fattori che inducono le giovani e meno giovani coppie ad avere un figlio ci sono un lavoro stabile, prospettive di carriera reali, una capillare rete assistenziale, orari flessibili e carichi di lavoro condivisi, coinvolgendo anche i padri.
Le politiche dell’infanzia sono competenza degli Stati membri, ma l’unione fa la forza e l’Europa ha già messo a punto un piano dedicato alle zone rurali con al centro l’assistenza, con asili nido e accesso agevolato a strutture per l’infanzia.
Ma cosa prevede il Recovery Plan in proposito? Tante – continua la vicepresidente Uica – saranno le agevolazioni per accedere ai servizi dedicati ai più piccoli, dagli asili alle mense scolastiche, ai parchi fino allo sport. Senza dimenticare poi i diritti dell’infanzia in fatto di diseguaglianze sociali e economiche che la pandemia ha senz’altro esasperato. E conclude: “Entro il 2030 dovrà essere ridotto il rischio di povertà per 15 milioni di persone: tra loro 5 milioni saranno bambini”.