Europa leggera: costa poco ai cittadini e rende molto agli Stati
Europa leggera, Europa redditizia. Così l’Unione si rivela ad una attenta analisi come poco costosa per i suoi cittadini – meno di una tazzina di caffè al giorno – e molto generosa con i suoi Stati membri, con alcuni più di altri. L’Ue infatti ha meno dipendenti della regione Sicilia e questi non incidono pesantemente sul bilancio come avviene per quelli in Campidoglio per la città di Roma.
E se costa poco, restituisce il 93% di ciò che riscuote favorendo sempre più i finanziamenti in termini di ricerca e sviluppo, innovazione e nuove tecnologie, aiuti alle regioni, a discapito in parte del settore agricolo. Per alcuni paesi membri il vantaggio è netto e sfiora il 10% del Pil, come nel caso della Bulgaria e della Lituania; si arresta al 5% per Estonia, Polonia, Lettonia e Romania, e per l’Ungheria sovranista che riceve più della problematica Grecia.
Il bilancio dell’Unione che ammontava a 137 miliardi nel 2017, ha una piccola portata ma ricadute significative ed è soggetto alle liti e alle rivendicazioni dei singoli membri a causa della sua mancata indipendenza economica, che la rende soggetta ai ricatti e alle pretese dei singoli paesi per un 70% , e solo per un successivo 15% ‘finanziata’ dai dazi doganali, l’80% dei quali è attualmente da essa riscosso.
In questo contesto si nutre la polemica rispetto all’opportunità per l’Unione di avvalersi di una tassazione propria attraverso sia l’aumento delle quote dei dazi doganali, dall’80 al 90%; sia una tassa sulle emissioni di Co2 e infine un’imposta sulle transazioni finanziarie, oltre che il trasferimento all’Ue dell’imposta sulle società.
Nella querelle si insinua inevitabilmente il tarlo sovranista, con la sua ambigua doppiezza: da un lato il feroce ribadire la sovranità dello stato nazione, dall’altra delegittimare l’Ue – insieme di quegli stati, in chiave di condivisione e in funzione di ideali comunitari – di quella sovranità di cui esso è il frutto.
L’Unione europea rappresenta, con la sua ampiezza per km quadrati e i suoi abitanti, un sistema molto più forte e rappresentativo dei singoli stati che la compongono, anche nel confronto globale con le altre super potenze, come Cina e Usa. La portata dei benefici dell’Europa in termini di libera circolazione delle merci e soprattutto degli individui si può misurare solo nel momento in cui quei benefici potrebbero venir meno, oggi che i cugini europei hanno bisogno del passaporto per visitare Londra.
Con la Brexit finisce un era, cominciata dal “vogliamo indietro i nostri soldi” del periodo della Lady di Ferro, attraversata dalle ritrosie sulla moneta unica e dalla conseguente esclusione e salvaguardia del pound, e conclusasi con la prossima uscita dall’Unione del Regno Unito, con le conseguenze più impattanti sull’economia: gli inglesi prima si sono fatti convincere all’estrema ratio e poi hanno voluto la testa della premier che l’ha progettata.