Fake news alla fine di un’era: controlli severi per i big
Quando qualcuno mente, diceva Machiavelli, c’è sempre qualcuno disposto a credere alla menzogna. Più essa è grande, replicava a distanza di secoli Hitler, manipolatore sociopatico per eccellenza, più sarà condivisa e creduta. Il fenomeno delle fake news è sempre esistito ma oggi dilaga in modo potente grazie all’anonimato che viene garantito agli utenti, ma non solo.
O meglio, non solo attraverso la identificazione di coloro che postano false notizie la tendenza può essere sgominata. Occorre anche far assurgere a ruolo di vero e proprio sistema editoriale i grandi motori di ricerca e i social network, con le relative responsabilità da sempre legate al giornalismo e alla produzione e divulgazione di notizie.
Infine, i grandi big dell’high tech dovrebbero garantire il pluralismo dell’informazione e attraverso appositi algoritmi, già usati da alcuni, proporre all’utente che naviga in rete all’affermazione x immediatamente anche e in automatico la dichiarazione y.
Con queste regole e sulle basi di una nuova consapevolezza soprattutto morale e etica si può regolamentare un settore, quello dell’informazione libera dei navigatori, affinché diventi un’esperienza che non parli solo alla pancia, alle paure, ai rancori sociali e personali; ma una fonte di conoscenza obiettiva e seria, affidabile tanto quanto le fonti giornalistiche.
Chi sarà a pagare? Fino a che si tratta di semplici multe, come quella di 3/5 miliardi di dollari che rischia FB, per il caso Cambridge Analytica, il danno è limitato e si può mettere a budget; ma quando l’incriminazione é di aver manipolato attraverso le informazioni raccolte indiscriminatamente in rete sui profili e nei data sensibili, il voto di milioni di persone, il fatto è ben più grave è la questione si fa seria.
Il rischio che corrono i big dei Monopoli è proprio quello di perdere la loro posizione di esclusivo privilegio e di finire smembrati come accaduto a molte aziende statunitensi negli anni ottanta. Se le indagini mosse dall’Europa prenderanno piede anche negli Usa, i colossi del web saranno costretti a rivedere e ripensare le loro strategie di crescita.