Farmaceutiche in crescita. Quale ricetta migliore per la ripresa?
Le ditte farmaceutiche e di dispositivi medici stanno reggendo il colpo della crisi causata dalla pandemia meglio di molte altre. Se al confronto con le imprese turistiche e della ristorazione il motivo appare ovvio, esso non ha solo radice nella diffusione del Covid e nel fatto che il fronte farmaceutico è schierato in prima linea nella lotta al contagio.
Ditte farmaceutiche e aziende di dispositivi medicali, settore che dovrebbe crescere tra il 1,2 e il 4,2 % a seconda dello sviluppo o meno di una recrudescenza del virus, non si sono fatte trovare impreparate all’arrivo dell’emergenza. Anni di crescita e innovazione continua hanno reso possibile la definizione di un risultato incoraggiante, in un comparto in cui il 70% dei lavoratori è impiegato in imprese con oltre 250 addetti. A differenza di quanto avviene nella manifattura in cui il dato è fermo al 24%.
Gli analisti partono da uno studio di Cassa depositi e Prestiti, EY e Luiss Business School sull’industria del Life Science. Il rapporto parla chiaro: il settore farmaceutico ha dimostrato molta resilienza e la capacità di creare nuovi posti di lavoro, nonostante la crisi Covid-19, dalla quale non si è fatto sorprendere. Pur nella difficoltà di fornire soluzioni veloci e definitive come un vaccino, che probabilmente non sarà pronto prima del 2022.
Da queste osservazioni nascono le considerazioni di chi, dati alla mano, sollecita un investimento del Governo in termini economici nel settore del Pharma per metterlo in condizione di trainare la performance economica del Paese. Piuttosto che sanare settori che sono in gravi difficoltà come il turismo, incapace, secondo questa analisi, di generare nuova occupazione.
Se è vero che squadra che vince non si cambia, va anche considerato quali sono gli asset strategici dello sviluppo della Penisola, tradizionalmente distintivi del Made in Italy. Allo stato dell’arte, sarebbe ideale un piano di rilancio che, forte dei risultati del farmaceutico, puntasse su una strategia ibrida che non lasciasse indietro nessuno. Senza ignorare i numeri del Pharma ma integrando il suo sviluppo a quello del sistema Paese.