Il fascino discreto delle piccole e medie imprese: il miracolo italiano
Distretti fiorenti e comunità capaci di adattarsi all’innovazione e tutelare la conservazione degli antichi saperi. E tanta inventiva, proattività e positività in un momento in cui di ragioni per essere pessimisti non si fa fatica a trovarne. La piccola e media impresa italiana prospera in alcune località più che in altre ma fa segnare in generale la resilienza alla crisi più agguerrita del mondo industriale italiano.
Come fanno le PMI a essere così performanti? Come i piccoli centri come Carpi, diventano distretti industriali da 2,4 miliardi di euro e una popolazione in crescita del 10%, inclusa una immigrazione ben integrata e pianificata operosamente?
Quale è il segreto dei piccoli centri che performano nonostante la crisi attanagli ancora l’Italia ben lontana dai livelli pre-2008? Oltre alle virtù della buona imprenditoria c’è di più e la ricetta che ha trasformato piccole e medie realtà in grandi centri industriali o di servizi – come la florida Cagliari, inserita in un contesto povero, ma molto ricca con 25.400 euro di reddito medio procapite – si rintraccia senz’altro nel mix tra un’area limitata di estensione dei distretti ma una portata internazionale del business.
Business che ha cominciato e estendersi a livello globale tanto da far segnare fatturati e visibilità da sogno, anche grazie al digitale e alla rivoluzione che ha comportato, e alle nuove professionalità che sono state inserite nei team, gestiti attraverso un forte approccio manageriale e una forte spinta all’innovazione.
Internazionalizzare ha significato per molte piccole e medie realtà mettere a frutto tutta l’energia in nuove start up, tutti i saperi locali e le competenze tradizionali in prodotti unici e innovativi, la tenacia giusta – insieme alle strategie di marketing e comunicazione, oltre che di sviluppo prodotto e retail – per entrare in nuovi mercati. Lontani un tempo nello spazio e nel tempo ma oggi a portata di click.