Italia divisa in due: crescita non integrata nel Nord e nel Sud del Paese
Attenzione massima allo sviluppo e al miglioramento della qualità della vita nel Meridione, anche attingendo ai finanziamenti europei. Questa la missione per il sud del Ministro Beppe Provenzano.
Questa la priorità di crescita di una parte del territorio che, storicamente in cronico ritardo economico e sociale, rischia di far delineare nel 2028 uno scenario paradossale di dualismo rispetto al Nord.
Non solo l’economia e la crescita interna soffrono di questa discrasia. Anche la percezione della sicurezza penalizza il Sud Italia, nonostante rapine, scippi e violenze continuano a verificarsi in numero superiore al Nord.
Nord che vanta una crescita demografica superiore, con un rapporto natalità/mortalità ben più complesso che al Sud per via dell’immigrazione interna e internazionale.
L’abbandono della terra natia infatti è decisamente maggiore nel Meridione, dove la popolazione nel 2019 secondo l’Istat ha registrato una decisa riduzione, fino a sfiorare le 129.000 unità, superando quella dell’intera Penisola che si assesta intorno alle 116.000 persone.
La popolazione al Nord cresce, mentre il Sud rischia di diventare terra abbandonata e insicura. Dove lo sviluppo economico stenta a decollare e la percezione della qualità della vita è ancora più negativa, con l’aumento esponenziale di casi di malattie genetiche e oncologiche.
Mare, sole, e fantasia non bastano più. Il confronto demografico, deficitario nel Meridione, rischia di ripercuotersi addirittura nell’incidenza politica e nel peso a livello parlamentare in modo drammatico nei prossimi anni.
Anche l’aspettativa di vita peggiora al Sud e passerà da un anno a un anno e mezzo in meno che al Nord nel 2028. Così come la vita civile è destinata a deteriorarsi con il dimezzamento dei laureati al Sud rispetto al Nord, secondo i dati delle proiezioni analitiche.
Nord che beneficia grandemente dell’afflusso di giovani laureati meridionali tra i 29 e i 35 anni, salito recentemente dal 31% al 35%. Come pure il reddito pro-capite medio che nel meridione negli anni ‘70 lambiva il 64% e oggi si è ridotto ad appena il 55%.
Mettere su famiglia e fare un figlio, seppure per i giovani settentrionali è ambizione complessa, per i meridionali diventa chimera. Impossibile avere certezze e creare le condizioni proficue per far germogliare un nucleo familiare sereno.
Le differenze che condizionano uno sviluppo duale e asimmetrico tra il Nord e il Sud del Paese sono drammaticamente sintomo di uno stato storicamente incapace di creare sinergie armoniche. Differenze che potrebbero diventare indice di fratture insanabili dell’Italia a due marce nel (prossimo) futuro.