Lavoro e settimana corta: il futuro è ibrido
Contaminazioni tra lavoro in sede con orario ridotto e ampio ricorso al lavoro da remoto. Queste le principali novità che si annunciano dal mondo del lavoro per affrontare (e risolvere) la crisi dell’occupazione in Italia. L’apripista è leader nel settore bancario: per il 2023 ha deciso di regalare ai propri dipendenti un dono speciale.
Settimana di lavoro ridotta a 4 giorni e possibilità di ricorrere allo smart working per 120 giorni all’anno, anche continuativi. La novità che Intesa San Paolo ha deciso di presentare in forma facoltativa ai lavoratori del gruppo per il nuovo anno si inserisce sulla scia del ‘lavorare meno per lavorare meglio’ che già ha preso forma nella vicina Spagna e sta acquistando vigore e proseliti in tutta Europa.
Il tentativo di conciliare le esigenze degli impiegati incontra di certo le priorità del Gruppo, che si candida a diventare un avanguardia nel Bel Paese. Le sperimentazioni non saranno poche nel nuovo anno. C’è da presumere che le principali differenze con il modello precedente siano state accettate e condivise, si pensi alla diffusione del lavoro da casa durante la pandemia e alla rapida riorganizzazione delle attività online così come il covid imponeva.
E quindi, di conseguenza, molte start up e aziende più snelle già da quest’anno si sono trovate a proporre spesso la collaborazione ibrida, in parte in presenza e per il restante tempo da remoto. Ma la formalizzazione della proposta contrattuale di Intesa prevede due aspetti innovativi: la retribuzione invariata per chi sceglie il lavoro ibrido, nonché il rimborso di 3 euro per il pranzo e le spese di connessione. Al di là dei tentativi delle sigle sindacali di alzare l’asticella e ottenere maggiori vantaggi per i dipendenti, la proposta di Intesa diventa un precedente miliare con cui le aziende non potranno evitare di confrontarsi.
