Lavoro: nuovi scenari (ma non troppo) dal fronte occidentale
Il lavoro nobilita l’uomo e l’Italia è una repubblica democratica su di esso fondata. Se questo è un assunto costituzionale, lo scenario che viene presentato dagli analisti conferma (quasi) in ogni sfumatura le attese del mercato.
Partendo dalla formazione, gli esperti sottolineano come i profili economici e di ingegneria gestionale siano i più proficui in termini di opportunità giuste. Poco riscontro secondo gli studiosi hanno le facoltà umanistiche e filosofiche, al fine di un redditizio inserimento occupazionale.
Ma non basta. Occorre infatti costruire una salda rete di contatti durante la prima fase della vita lavorativa: il network sarà utile dopo, quando l’esperienza e le conoscenze saranno mature per assurgere a ruoli di rilievo.
Non è ancora sufficiente. Nella prima stagione lavorativa, il manager ambizioso deve maturare esperienze in grandi corporate, anche in ruoli modesti, da cui scaturirà la capacità di avere una visione complessa del panorama economico. Meglio se le corporate sono grandi organizzazioni internazionali e se i ruoli ricoperti sono spalmati su più funzioni e fanno acquisire competenze a 360 gradi.
I primi quindici anni di carriera, da gestire con spirito di sacrificio e umiltà, diventano essenziali per determinare il futuro dei leader nostrani, ma risulta difficile a chi non ha raggiunto la cima affermarsi dopo i primi vent’anni di fatiche.
Tra governi garantisti e imprese non ancora pronte ad arricchire in via definitiva l’organico con assunzioni a tempo indeterminato, si segnala proprio nei primi mesi del 2019 una forte caratterizzazione del mondo del lavoro come campo in cui l’occupazione di lungo periodo perde terreno in favore di contratti a tempo determinato, nonostante il tentativo statale di riportare le organizzazioni al modello pre-crisi, in cui il lavoro stabile era una certezza e non un privilegio.
In un contesto frammentato e cangiante, la libera professione si sta palesando per molti come una alternativa praticabile e non solo un ripiego. In generale, le aziende tricolore devono oggi fare i conti con i Millennials, ormai non più neofiti, molto attenti alla sicurezza della carriera, più che del lavoro, e al delicato equilibrio tra vita privata e occupazione, oltre che poco affascinati da ruoli di responsabilità ma molto più stimolati e sollecitati da un giusto compenso.