Made in Italy: tenuta, potenzialità e limiti del tricolore
Doveva essere una debacle, invece il sistema ha tenuto. Confindustria ne dà con soddisfazione conferma: il Made in Italy di beni ha performato nonostante il dilagare della pandemia che ha messo a dura prova il comparto industriale di tutto il mondo. Se hanno sofferto di più Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania, con perdite fono al 6%, la produzione dei beni del belpaese e il loro appeal sul mercato estero sono stati la gradita variabile dell’era del Covid-19.
Ma quali sono le imprese che vincono la sfida del Coronavirus e di questo 2020? Sicuramente quelle che investono nell’innovazione per sopravvivere e esportano all’estero per crescere. Quelle che puntano sulla sostenibilità e sul capitale umano. E che hanno gestito bene la transizione digitale. A differenza di queste, sono destinate a subire un tracollo inevitabile le PMI che ripongono ogni speranza nell’azione dello stato garantista, a cui è devoluta ogni responsabilità: sussidiare e produrre.
E la sorpresa inattesa del 2020 è appunto la tenuta del sistema industriale italiano, composto all’80% da PMI che hanno saputo reinventarsi o consolidare in parte la propria performance. Basti pensare che l’industria italiana perderà meno dei concorrenti europei: il calo dei ricavi è stimato intorno al 1,7%. Mentre gli ordini crescono del 1,2%. E un calo dell’export in ottobre dell’1,5% dopo cinque mesi di crescita e il ritorno solo in autunno ai valori di febbraio.
Tra le imprese più virtuose ci sono nel settore della chimica quelle che producono plastica biodegradabile. La pandemia e il suo dilagare hanno determinato un ulteriore balzo in avanti di queste produzioni e delle imprese che ne se fanno carico. Ormai gli imprenditori conoscono l’importanza del fattore ESG (governance, social e government) per attrarre gli investitori e implementare il valore dei brand.
Quel valore in generale della catena di beni italiani che, a primavera con la prima terribile ondata del virus, molti hanno supposto fosse compromesso. Invece così non è stato e il Made in Italy dei beni ha tenuto. L’anno terribile nel secolo scorso faceva segnare l’esplosione della spagnola e apriva, dopo il fallimento della golden repubblica di Weimar, la strada al nazismo e al fascismo. Nel nuovo millennio i fantasmi del passato riemergono ma la fotografia del tessuto sociale è profondamente diversa: se Stato e industria sapranno creare lavoro metteranno in sicurezza la tenuta dell’intero sistema.