Malati e positivi, cosa cambia con il green pass e quali le strategie di contenimento
Mercoledì 30 gennaio tutto cambia con l’inserimento del green pass obbligatorio su tutti i mezzi, gli uffici – pubblici e privati – e per l’intrattenimento. Dalla scuola alla palestra, il 30 gennaio è destinato a segnare lo spartiacque tra chi può e chi non potrà più. Ma l’obbligo vaccinale non riguarderà tutti gli ambiti della vita e dalle farmacie agli alimentari le deroghe non sono poche, come quelle per la cura della persona (ma non dei cosmetici) delle edicole (ma non le librerie) del carburante (ma non del tabaccaio). Il piano del governo – in attesa della lettera del Ministro della salute Roberto Speranza, è quasi ultimato, ma risente anche della pressione che le regioni stanno facendo per superare la logica dei colori adottata finora.
Quale sarà allora la vera discriminante? Posto che se paragonata alle precedenti ondate, la fase attuale caratterizzata dalla variante omicron consiste in uno stato di permanenza della malattia, secondo Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, fare una distinzione tra positivi e malati essenziale per aggiustare le strategie di contenimento, “soprattutto per la gestione degli ospedali”.
Gli fa eco il direttore regionale dell’OMS per l’Europa, Hans Kluge, secondo il quale il picco della fase sarà raggiunto entro due-tre settimane, molto prima del previsto. Questo risultato è il frutto delle sagge scelte fatte finora e le ragioni son diverse: il 90%della popolazione over 12 completamente vaccinata (in parte con la dose booster) e le restrizioni. Non ultima la scarsa aggressività – per chi è già immunizzato con le tre dosi – della variante Omicron. Quando si sarà esaurita la quarta ondata, che pure sta mietendo un numero elevato di vittime (oltre 300), il ritorno alla “normalità” sarà lento, graduale ma costante. Il primo passo sarà la distinzione tra positivi e malati.
Nella nuova fase della pandemia occorre fare distinzione tra positivi e malati: infatti malgrado la diffusione endemica sia molto incisiva e l’impatto notevole sul servizio sanitario, il dominio della variante Omicron (80%) e quasi il 90% della popolazione vaccinata, rendono lo scenario meno allarmante del passato. La conferma che siamo di fronte a una nuova fase della pandemia è arrivata anche dalle parole di Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute: “Facciamo una distinzione tra malati e positivi, che sono tantissimi, ma non sono malati”.
E il ritorno alla normalità pre-covid senza mascherine e restrizioni, passa proprio attraverso questa distinzione, rielaborando le regole del vivere comune, per esempio nella gestione degli ospedali, da un maggiore spazio per le malattie diverse dal Covid-19, all’apertura di spazi per le relazioni umane, tra i pazienti e i parenti, come ricorda lo stesso Sileri. “È un altro di quei passaggi che dovranno segnare il transito dalla pandemia all’endemia, cioè dall’emergenza alla convivenza con il virus”.
E il ritorno alla normalità pre-covid senza mascherine e restrizioni, passa proprio attraverso questa distinzione, rielaborando le regole del vivere comune, per esempio nella gestione degli ospedali, da un maggiore spazio per le malattie diverse dal Covid-19, all’apertura di spazi per le relazioni umane, tra i pazienti e i parenti, come ricorda lo stesso Sileri. “È un altro di quei passaggi che dovranno segnare il transito dalla pandemia all’endemia, cioè dall’emergenza alla convivenza con il virus”.
Come avviene questo passaggio? Ispirandosi al modello a stelle e strisce si potrebbe applicare una quarantena ridotta per i positivi asintomatici vaccinati, per un massimo di 5 giorni. Nel caso dei contatti con dei positivi già è possibile procedere con un auto-sorveglianza, cioè con l’obbligo di indossare mascherine FFP2, ma senza doversi isolare. Come ci proteggiamo da un’influenza, per la quale non si è soliti uscire se sintomatici, così in futuro conviveremo con il Covid-19, che però, ricorda lo stesso Sileri, “non è una banale influenza”. Infatti le conseguenze su chi non è immunizzato sono ancora gravi, soprattutto se colpiti dalla variante Delta, che rappresenta per moltissimi la discesa agli inferi delle terapie intensive.