PMI 4.0: tra fattore umano e export la trasformazione dell’impresa Tricolore
Il fattore umano fa la differenza. Le skills dei lavoratori, che dovrebbero secondo alcuni essere monitorate a livello territoriale, sono il cuore dell’Impresa, anche oggi di fronte alla rivoluzione tecnologica. Questo è il dato inconfutabile che emerge da uno studio del Politecnico di Milano, secondo cui per passare alla fabbrica intelligente non basta il mero investimento in tecnologia ma serve un piano di riqualificazione delle risorse umane.
Le aziende italiane però, soprattutto le PMI, sono ben lontane da questo nuovo modello di sviluppo organizzativo e non riescono ad adeguarsi all’esigenza di far partire dal basso la rivoluzione 4.0, condividendola proprio con chi avrà l’esigenza di riqualificare le proprie competenze in vista di nuove mansioni. E invece la impongono dall’alto con soluzioni progettuali non condivise preventivamente, come avviene nella maggior parte dei casi.
Solo il 6,8% degli Hr manager viene coinvolto nella gestione dei progetti di automatizzazione, e il dato rimane quasi inalterato nel caso dei tecnici e degli operatori di reparto (7,8%), motore della evoluzione verso l’impresa 4.0. Le PMI italiane sono ancora legate ai vecchi modelli organizzativi e non stanno adeguando la loro struttura alle necessità imposte dal nuovo che avanza.
Le PMI se da un lato devono affrontare questa nuova determinante sfida in termini di riqualificazione delle risorse umane e adeguamento del modello organizzativo, dall’altra possono cogliere tutte le opportunità che il Made in Italy offre guardando all’esportazione. La frontiera a Est – con una Russia che si candida a relazionarsi non più solo sulla base della dicotomia ‘materie prime russe contro un sistema produttivo tricolore sviluppato’ nel rapporto con l’Italia – sta diventando un mercato interessante.
Sul fronte dei trasporti in particolare, di prossima realizzazione un tratto di 17 mila km di ferrovia su un totale di 95 mila km. Per non parlare della nuova autostrada che si spingerà fino al confine con la Bielorussia e il Kazakistan. Una prospettiva di sviluppo interessante per l’impresa tricolore che però è vincolata dalla eliminazione dei dazi europei e americani contro il Paese sovietico e il corrispondente abbattimento dei controdazi russi del 2014.
Sul fronte dello sviluppo legato all’esportazione è importante sottolineare anche le enormi potenzialità del Vicino Oriente, che non possono essere ignorate dalle PMI del Made in Italy, sempre più padrone dei prodotti dei quali il mercato del Middle Est sembra non poter rinunciare. Nemmeno a fronte di dazi e balzelli.